Buongiorno a tutti, buon Santo Stefano e grazie di essere su Alessandro III di Macedonia! Oggi vi recensisco con piacere la mia penultima lettura:
Questione d’autorità. Un’antropologia della leadership nella cultura greca
di Carmine Pisano
ISBN: 978-8815280305, pagg. 240
Editore: Il Mulino, 2019


Che cos’è l’autorità nella Grecia antica? A lungo è stata negata la stessa esistenza di un termine greco che la definisca, e ci si è limitati a ricercare in quella cultura i sistemi di relazione sottesi al concetto romano di auctoritas. Prendendo le distanze da tale impostazione romanocentrica, l’autore individua le metafore culturali di cui i Greci si servono per elaborare la loro particolare nozione di autorità, che non si presenta come qualità intrinseca dell’auctor, ma come «facoltà» concessa a qualcuno da una fonte esterna. L’analisi delle diverse forme di autorità (della persona, della parola, degli artefatti) si intreccia con lo studio dei luoghi fisici e delle pratiche sociali e rituali che hanno lo scopo di sostenere e dare forma visibile e comprensibile alla rete dei rapporti di forza.
Carmine Pisano è dottore di ricerca in Storia presso l’Università di Napoli «Federico II». Tra le sue pubblicazioni: «Hermes, lo scettro, l’ariete. Configurazioni mitiche della regalità nella Grecia antica» (D’Auria, 2014).

Reading time: dal 16 al 23 dicembre 2020.

Prima di tutto desidero ringraziare l’editore per avermi inviato la copia del libro per leggerlo e recensirlo.
In questo interessante saggio che ho voluto leggere per approfondire la cultura greca pre-Alessandro Carmine Pisano delinea il tema dell’autorità dal punto di vista antropologico. L’autorità non rappresenta il carisma di una persona ma la relazione sociale che è diversa in ogni cultura. Potere e autorità sono due concetti diversi, non sono sinonimi ma sono due facce del comandare che possono coincidere oppure no. L’autorità è una funzione sociale e ha rapporti variabili col potere; non è un’emanazione dall’alto ma si produce dal basso. Pisano analizza il punto di vista di Mommsen per il quale l’autorità è un concetto di carattere romano ed è importante per l’equilibrio dei poteri alla base delle istituzioni romane. Per la Arendt l’autorità non è un concetto romano, ma è la qualità di chi, grazie alla sua posizione sociale, detiene il dovere di essere ascoltato e obbedienza senza bisogno di costringere. Pisano in questo libro prende in considerazione tre diverse forme di autorità: della persona, della parola, degli artefatti e ho trovato estremamente interessanti i capitoli sulle figure femminili e l’autorità senza autore.
Nel testo l’autore analizza la figura di Agamennone nell’Iliade e Odissea e del rapporto tra la sua autorità sugli altri mentre possiede lo scettro, anche confrontandolo con popolazioni e tribù con questa stessa forma, ma anche Platone e Aristotele. Pisano analizza come fosse importante il detenere lo scettro, piuttosto che il sedere al centro dell’assemblea, o ancora il parlare a nome del dio fosse espressione di autorità e avesse valenza di parola divina, spiegando e contestualizzandone il carattere e la simbolicità. L’autorità era vista in modo diverso in una società orale rispetto a una che usa anche la scrittura. Il paragrafo sulla Pizia dell’oracolo di Apollo a Delfi analizza come i gesti, movimenti, la vocalità hanno importanza e non l’identità delle ragazze.
La Pizia è la migliore prova del fatto che la funzione prevale sul genere nella costruzione dell’autorità.
Le voci senza volto invece furono quelle delle madri e delle balie che raccontavano le gesta degli eroi ai bambini e agli infanti, nell’età in cui la mente è più plasmabile:
I racconti minori invece circolano grazie all’azione di narratori occasionali e difficilmente gestibili, quali mamme, balie e nonne; i loro luoghi di trasmissione sfuggono al controllo della città dal momento che si tratta di spazi domestici e privati; i destinatari, ovvero i bambini, sono soggetti particolarmente a rischio, visto che «è soprattutto a quell’età che ciascun individuo viene plasmato» e «le opinioni che accoglie diventano di solito incancellabili e immutabili» una volta cresciuto. «I miti appresi fin dalla più tenera infanzia insieme al latte materno o della nutrice» suonano «come incantesimi», producendo nella mente dei giovani ascoltatori «immagini parlate», mere «imitazioni» della realtà che, impresse con «caratteri indelebili», finiscono per «mutarsi in abitudini e in disposizione naturale».
Questo testo è interessante ed è completo, è adatto per chi abbia interessi storici, culturali e antropologici, ma anche per i curiosi che vogliono approfondire questo tema. Il professor Pisano ci offre un libro che analizza i testi antichi, i contributi moderni e fa anche dei paragoni tra culture ed è ricco di spunti interessanti per gli addetti ai lavori e non. Sono contenta di aver approfondito questo tema perché, sebbene non parla di Alessandro Magno, è utile per comprendere meglio la società e la mitologia greca del tempo.
Contenuti:

ALTRI AFORISMI:
La ricerca antropologica dimostra che nella comunicazione sociale il corpo funziona come «soggetto performante», destinato a costruire e trasmettere significati culturali collettivamente condivisi.
Nel trattato Sulla loquacità Plutarco spiega che «la parola (λόγος) è un vero segreto, finché rimane nella bocca del primo individuo, mentre diventa una notizia pubblica (φήμη) se fuoriesce e passa a un altro». […] Continua Plutarco: «“Le parole”, dice Omero, “sono alate”. Se non è facile catturare di nuovo un uccello che è sfuggito di mano, è addirittura impossibile riprendere o gestire in modo efficace una parola uscita di bocca, perché essa è portata “in giro dalle ali veloci” passando da una persona a un’altra».
Desidero ringraziare l’editore per la copia recensione in omaggio!
Trovate questo libro sul SITO de Il Mulino, in tutti gli store on-line e nelle librerie nella sola versione stampata al prezzo di 20 €.
Buon Santo Stefano a tutti,


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L’ha ripubblicato su Life is like a wave who rises and falls.
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